I ragazzi, gli adolescenti e i giovani di entrambi i sessi e di qualsiasi condizione sono i soggetti e i protagonisti della PGS DON BOSCO e siamo certi che le loro esigenze più vere non sono di natura tecnica ma educativa nel senso più pieno di questa parola.

E per la loro educazione attraverso lo sport, la nostra Comunità Educativa Pastorale ha fatto sorgere e spera di continuare a scommettere sulla PGS DON BOSCO

Per la loro crescita individuiamo alcuni valori di riferimento, che sono gli obiettivi a cui tendere nel lavoro educativo. Essi vanno poi declinati in maniera diversa secondo le fasce d’età: dei bambini (6-11), ragazzi (11-14), adolescenti (14-18), giovani (over 18).

Educare alla gratuità

Lo sport è nella sua natura un gioco. Esso non ha carattere produttivo, ma è bello e gradito per sè stesso. E' gratuità. Ci sta a cuore che i nostri ragazzi sperimentino gioia e festa, creatività e fantasia, appropriazione della propria corporeità e libera espressività, ricarica interiore, pacificante incontro con gli altri e soddisfazione di dare il meglio di sé. Questo è essenziale soprattutto per le fasce d’età dei più piccoli. Il clima in una squadra deve sempre favorire la capacità di stringere amicizie schiette, favorire il dialogo e l’apertura verso gli altri, l’espressività di sé e delle proprie doti, il coinvolgimento e la partecipazione di ciascuno alla vita della squadra non possono essere soffocati da un rigido criterio selettivo in relazione al raggiungimento dei risultato o della spettacolarità.

Dobbiamo dunque vigilare che tra i ragazzi non si formino rivalità, non ci siano prepotenze o mitizzazioni di nessuno e che la squadra non sia un veicolo di forme di devianza di nessun tipo. Davanti ai singoli casi si intervenga con saggezza e tempestività, sentiti anche gli altri educatori e, se il caso, anche i genitori. Sappiamo che la libertà più vera non è mai il frutto di uno stile di vita determinato dalle voglie e dal disimpegno, né tantomeno dalla prepotente affermazione di sé.

Vogliamo anzi educare i ragazzi al rispetto ideale e rigoroso delle regole e degli impegni assunti, intesi come le direzioni verso cui incanalare le proprie energie per dare il meglio di sé. Con chi è in difficoltà si sia comprensivi, con chi è pigro stimolanti, sempre ricordando che la vita è più grande di una palestra o di un campo di gioco. 

Educare all’agonismo

L’agonismo è una componente insopprimibile della pratica sportiva, il desiderio di vincere e di ottenere risultati è un positivo fattore di stimolo e di miglioramento. Infatti può generare e irrobustire grandi virtù : Il dominio di sé, la tenacia, la fortezza, lo scommettere sulle proprie risorse, la padronanza del proprio corpo, lo spirito di rinuncia, la fedeltà ai propri impegni . E’ banale infatti dire “l’importante non è vincere, ma partecipare”, ma non vogliamo che questo porti a quelle esasperazioni di risultato e di demonizzazione dell’altro che spesso caratterizzano la pratica sportiva. La competitività non è applicata “contro” l’altro, ma al gioco e alle prove che esso comporta, si gioca insieme, non contro. Il linguaggio e gli atteggiamenti degli alleducatori mettano in evidenza tutto ciò. Vogliamo vivere l’agonismo come rispetto leale delle regole del gioco, capacità di sacrificarsi per un bene superiore, rispetto del concorrente e riconoscimento del suo valore, disponibilità alla collaborazione nella squadra, i ragazzi (specialmente quelli in età adolescenziale) possono trovare in un sano agonismo una grande occasione umanizzante. In questa prospettiva il “tifo” soprattutto dei genitori e degli adulti va educato con rigorosità, la PGS DON BOSCO riconosce sia la carica stimolante di una buona tifoseria, sia i reali effetti deleteri sulla sua azione educativa di un tifo volgare e aggressivo. In questo caso la PGS DON BOSCO si riserva di tutelarsi contro ogni forma di penalizzazione educativa ed economica. 

Educare alla sconfitta

In un mondo che considera solo i vincitori, è un traguardo ambito quello di imparare a perdere senza considerarsi perdenti, da qui dipende in larga misura l’equilibrio emotivo e la tenuta di personalità di chi sta crescendo. Se in squadra c’è una atmosfera favorevole, ci si educa alla sconfitta quando si va oltre lo sterile atteggiamento di cercare scusanti ad ogni costo, di imprecare alla sfortuna o all’arbitraggio, di trovare il capro espiatorio, ma si impara a riconoscere i propri limiti e le cadute di forma senza farne una tragedia, si sottolinea la solidarietà di squadra, si incoraggia a fare quel passo preciso che è mancato in partita. Con questo non si vuole educare all’indifferenza verso la sconfitta, essa è sempre un segnale verso un impegno maggiore, e quindi uno stimolo educativo da non far cadere. Sono preziosi i momenti di confronto di verifica in squadra, di espressioni dei propri stati d’animo e delle proprie sensazioni, che la saggezza dell’educatore sa orientare verso un rinnovato impegno. Non si dimentichi che una sconfitta in partita non coincide necessariamente con una reale sconfitta nella crescita complessiva di sé.  

Educare alla vittoria

Educare alla vittoria è forse più difficile perché l’euforia trascina con sé ogni considerazione possibile, ma anche questo aspetto della vita di squadra necessita di considerazione educativa. La vittoria è una esperienza importante, ci fa comprendere che l’uomo è fatto per andare perennemente oltre se stesso e chi si ferma non godrà mai la pienezza della vita. Un allenatore sappia gioire con i suoi ragazzi evidenziandone il superamento di paure, la generosità, lo spirito di abnegazione e di dedizione, la nobiltà di stile verso l’altro, il concorso corale della squadra per il conseguimento della vittoria.

Bisogna altresì educare i ragazzi al fatto che una vittoria sportiva è relativa al cammino di crescita complessivo della loro personalità, perché nessuno si illuda che una vittoria sul campo coincida con la vittoria nel grande stadio della vita. Di conseguenza nessuno sia eccessivamente mitizzato, né lo spirito di squadra trascenda nell’arroganza e nel conseguente abbassamento di tono dell’impegno.